Fiocco di neve

Storia
C’era una volta un cacciatore che vide una gorilla molto agitata. Lui l’ammazzò e quando la prese vide che aveva un figlio, però molto strano. Era albino!!!
Il cacciatore lo prese e lo vendette ad uno scientifico che stava proprio studiando se esistevano i gorilla albini.?...?
Julieta

È dell’ordine dei primati. E della famiglia dei Poncidi. Luogo e anno di nascita: Selva Equatoriana 1963. ?...? Segni particolari: l’albinismo.
Questa malattia non gli permette di stare al sole. A me piace molto Fiocco di neve.
Ora lo zoo di Barcellona non mi piacerà tanto senza di lui.
Ariadna e Carolina

Gli ultimi giorni del gorilla albino
...lui invece è albino, quindi “bianco”. Dicono che morirà tra poco per un cancro alla pelle. Nello zoo “Copito” non si sente bene per niente, si sentiva molto meglio nella selva. Il cancro alla pelle se lo è preso perchè nello zoo sta troppo tempo al sole e perchè ha poca ombra e poca melanina.
Forse lui è bianco perchè il suo bisnonno o il suo nonno erano albini. Adesso è un povero gorilla malato...
Carlo

I primi problemi di salute li detettarono nel 1996 e quell’anno fu operato per cercare di risolvere i suoi problemi della pelle. E “Copito de nieve” ha la pelle molto debole. Per quello gli è venuto il cancro di pelle. Hanno provato due volte a curare la sua ferita e tutte e due le volte si è aperta. I veterinari credono che Fiocco avrà una morte dolce, e lui è affettuoso e lo sarà fino alla morte.
Fabrizio

Fiocchetto di neve viene dalla selva della Guinea Equatoriana. Si è sposato due volte ed ha avuto 21 figli e di essi ne sono sopravvissuti solo 6. Ha 38 anni che però per un uomo sarebbero 80 anni.
Silvia

Fiocco di neve in pericolo
Fiocco di neve quando è nato pesava meno di 9 kg e misurava 54 cm. Arrivò qui a Barcellona quando aveva tre anni. I veterinari credono che morirà fra tre mesi...se vai allo zoo non ti lasceranno vederlo perchè lo stanno filmando perchè poi esca alla televisione.
Marco

La vita di Fiocco di neve
Fiocco di neve è un gorilla di Costa e misura circa 1,68 m e pesa 181 kg, è mammifero e lo volevano chiamare con un nome africano che era: Nfumu-ngui,?...?, ha avuto 21 figli, ma nessuno è nato albino, e ne sono sopravvissuti 6 che si chiamano: Urko, Machinda, Ntavo, Kena, Hindugi e Virunga.
Clara

L’ultimo addio a Fiocco di neve
Il povero Fiocco di neve ha preso una malattia dal sole perchè ha poca melanina. Quando hai molta melanina è quando hai la pelle scura. Quando ne hai poca è quando hai la pelle chiara. Adesso che è già vecchio, per colpa di questa malattia, sta per morire. Ma adesso hanno trovato un altro gorilla albino in Sierra Leona e si chiama Pinchi. È molto triste che Fiocco di neve muoia, ma tutti gli animali devono avere una morte.
Claudia

Fiocco di neve il gorilla più conosciuto dello zoo di Barcellona è albino. ?...? Fiocco di neve arrivò a Barcellona nell’anno 1966, dopo esser stato catturato da un cacciatore sul fiume Muni, nell’attuale Guinea Equatoriale.
Arantxa


Il gorilla albino: Fiocco di neve
Fiocco di neve ha avuto 21 figli, ma tutti neri, solo una sua cugina ha due dita albine e c’è la possibilità che nel futuro abbia un secondo gorilla albino. Il nome scientifico di fiocco di neve è Gorilla gorilla gorilla.
Riccardo

Addio Fiocco di neve
Addio Fiocco di neve, speriamo che ti riportino nella Guinea Equatoriale, dove sei stato trovato, ed anche se hai il cancro, che tu possa morire dove sei nato. La tua fortuna ormai è svanita, tu che hai solo vissuto tre anni nel tuo territorio e dopo sei passato al mondo di città.
Valerio

Fiocchetto di neve, l’unico
Fiocchetto di neve à l’unico gorilla albino del mondo. ?...? Lo portarono nello zoo di Barcellona nel 1966, visse a casa di un veterinario per un anno, e poi, quando si era già abituato alla città, andò allo zoo come la stella di questa città. ?...? Gli mancano pochi mesi di vita, ma la vita è così!
Martì e Pablo

Fiocco di neve è stato trovato in Africa. ?...? Adesso hanno trovato uin gorilla albino però è un pò più rosa e si chiama Pinki. Non si sa se lo porteranno allo zoo di Barcellona.
Carla

Quello che i bambini insegnano ai grandi
Qualche settimana prima di Natale ero vicino a Ferrara e incontravo dei bambini di IV e di V in una scuola elementare. Parliamo un po’ di tutto. Coi bambini si può parlare di tutto, del terrorismo, dell’inquinamento, della bomba atomica, dei rapporti con i genitori. ?...? A questo punto vi dirò che a me piace interrogare i bambini in modo indiretto mettendo in movimento la loro fantasia. Perchè se io pongo loro un problema fantastico le loro soluzioni sono sempre più avanzate delle mie. L’ho imparato in trent’anni! Sono sempre più coraggiose; vanno sempre un passo più in là. ?...? I bambini di queste storie erano fra gli otto e i dieci anni. Cioè si direbbe con un piede nella fase che siamo abituati a chiamare la fase magica della crescita e un piede nella fase della conoscenza. A meno di ammettere, e anch’io sono piuttosto di quest’opinione, che queste due fasi non siano così assolutamente contrapposte. Insomma che magia e logica siano piuttosto due poli dello stesso processo funzionale. ?...? Sono d’accordo con chi considera magia e conoscenza, due componenti in interazione, per esempio: il bambino che impara a parlare compie anche usi magici del linguaggio. Usa il linguaggio in modi che l’adulto crede di non più usare. ?...? L’adulto che gioca con i bambini, che li aiuta a fare anzichè guardare, genitore o educatore, che li aiuta a usare tutti i linguaggi anzichè subirli, lavora per se stesso almeno quanto per il bambino. Si può dire che è generoso con i bambini, si può dire che tratta bene i bambini, ma tratta bene anche se stesso perchè permette anche a se tesso di essere giocatore invece che spettatore. ?...? Non esiste la gioia del lavoro in sè. Esiste la gioia del progetto e di lavorare per realizzare il progetto. Questo può accadere a scuola...in chi progetta, qualsiasi cosa progetti, si fondono l’intervento dell’intelligenza, della volontà, della memoria, dell’immaginazione. È un lavoro che contiene e sviluppa molti elementi del gioco creativo. E questa mi sembra una lezione che il mondo adulto dovrebbe imparare dal mondo bambino. ?...? la voce del bambino è l’ottimismo della specie. Nasce dai bambini una richiesta di qualcosa da fare: ci chiedono di usare il nostro “ottimismo della volontà”.

Conferenza di Gianni Rodari da “Esercizi di fantasia” – Editori riuniti – Roma